
Scrubber e combustibili marittimi sono al centro di un nuovo studio condotto dal MIT e da Georgia Tech, che potrebbe cambiare il modo in cui valutiamo la sostenibilità del trasporto navale. La ricerca, pubblicata sulla rivista Environmental Science and Technology, dimostra che bruciare olio combustibile pesante (HFO) dotando le navi di sistemi di depurazione dei fumi, i cosiddetti scrubber, può essere una soluzione addirittura più sostenibile rispetto all’utilizzo dei carburanti a basso tenore di zolfo, se si considera l’intero ciclo di vita del carburante.
Secondo i risultati pubblicati sulla rivista Environmental Science and Technology, bruciare HFO con scrubber in mare aperto risulta spesso la scelta più sostenibile, a patto che venga valutata nel suo ciclo di vita completo.
Lo scenario: la sfida delle emissioni nel trasporto marittimo
Dal 2020, l’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO) ha imposto un tetto globale allo 0,5% sul contenuto di zolfo dei combustibili navali, una misura necessaria per ridurre l’inquinamento atmosferico e i danni alla salute umana.
Di fronte a questa normativa, le compagnie marittime hanno avuto tre opzioni:
- Passare ai carburanti a basso tenore di zolfo (come il gasolio marino)
- Utilizzare biocarburanti (ancora poco diffusi)
- Installare sistemi di depurazione dei gas di scarico, i cosiddetti scrubber, e continuare a bruciare olio combustibile pesante
Nonostante l’opzione degli scrubber fosse la più economica e immediatamente applicabile, molti ne hanno messo in dubbio la reale sostenibilità ambientale. Oggi, questo studio fornisce risposte.
Un’analisi “well-to-wake”: guardare oltre icombustibili
Il team guidato da Patricia Stathatou e Neil Gershenfeld ha utilizzato un approccio chiamato well-to-wake, ovvero una valutazione dell’intero ciclo di vita: dalla produzione e trasporto dei combustibili, fino all’emissione in mare e nell’atmosfera.
Il risultato? Gli scrubber risultano la soluzione meno impattante in 9 su 10 categorie ambientali analizzate, inclusi gas serra, acidificazione terrestre e formazione di ozono troposferico.
Le emissioni di SO₂ (anidride solforosa), per esempio, vengono ridotte del 97%, equiparando i livelli a quelli dei combustibili low-sulfur. Le acque reflue trattate, poi, sono risultate ben al di sotto dei limiti normativi, anche per i contaminanti non regolamentati.
Un dispositivo collaudato: come funzionano gli scrubber per i combustibili
Uno scrubber marino è una grande torre metallica posizionata nel camino della nave. Qui l’acqua di mare viene spruzzata sui gas di scarico, trasformando l’anidride solforosa in solfati innocui che si disperdono in mare.
Per garantire dati concreti, i ricercatori hanno installato strumenti di misura a bordo di una nave cargo in Cina, raccogliendo campioni di emissioni e acqua reflua in tempo reale, sotto condizioni operative identiche sia con HFO che con carburanti a basso contenuto di zolfo.
Gli scrubber per i combustibili sono sostenibilità vera o solo un compromesso?
L’impatto degli scrubber, spiega Stathatou, è spesso sottovalutato perché ci si limita a guardare il singolo scarico, senza considerare l’intero processo produttivo del combustibile. Ad esempio, raffinare carburanti low-sulfur richiede molta più energia, con un costo ambientale aggiuntivo in termini di CO₂ e particolato.
Anche la costruzione degli scrubber è stata valutata: la loro produzione ha impatti trascurabili se distribuiti su un ciclo di vita di 20 anni.
Le implicazioni per le politiche ambientali
Questo studio, primo nel suo genere per portata e metodologia, arriva in un momento cruciale in cui la transizione energetica marittima richiede scelte informate.
“È fondamentale – dice Stathatou – non farsi guidare da paure o semplificazioni. Le decisioni politiche e industriali devono basarsi su dati completi, non su impressioni.”
Anche Thomas Klenum del Liberian Registry ha sottolineato che questi dati saranno centrali nelle discussioni all’IMO sui prossimi standard ambientali per la navigazione commerciale.
Il trasporto marittimo globale rappresenta circa il 3% delle emissioni mondiali. Capire quali tecnologie possano davvero ridurre l’impatto ambientale è fondamentale per una transizione energetica realistica e sostenibile.
Gli scrubber, se ben progettati e gestiti, rappresentano oggi una delle opzioni più efficaci ed economicamente sostenibili, senza compromettere la qualità dell’ambiente marino o atmosferico.
Il messaggio per i decisori è chiaro: la sostenibilità non si misura solo al punto di scarico, ma lungo tutta la filiera. E su questa rotta, la scienza può essere il faro più affidabile.