Comunità Energetiche Rinnovabili (CER): guida completa

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Le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) stanno guadagnando sempre più importanza nel contesto energetico mondiale, offrendo una soluzione efficace per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità energetica stabiliti dalle Nazioni Unite. Questi obiettivi comprendono l’accesso universale a servizi energetici a prezzi accessibili, il raddoppio del tasso globale di miglioramento dell’efficienza energetica e un notevole aumento della quota di energie rinnovabili nel mix energetico globale. Se vuoi avere una guida completa sulle Comunità Energetiche Rinnovabili sei nel posto giusto. Questo articolo risponde a tutte le tue domande.

Contenuti dell’articolo:

Introduzione alle Comunità Energetiche Rinnovabili

Il nostro Pianeta si trova di fronte a due importanti sfide: l’instabilità dei prezzi dei combustibili fossili e il crescente riscaldamento globale. Questi problemi stanno impattando significativamente sulle decisioni strategiche a lungo termine e sui costi operativi delle imprese. In risposta, un numero crescente di aziende sta adottando misure concrete per accelerare la transizione verde, investendo in fonti di energia rinnovabile, migliorando l’efficienza energetica e riducendo le emissioni di CO2.

Per sostenere gli sforzi delle imprese in questa direzione, la Commissione Europea ha introdotto importanti iniziative per promuovere la transizione green. In particolare, oltre 2 miliardi di euro del  Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) sono stati destinati alla creazione di Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), elementi chiave nell’avvicinare gli obiettivi di net zero emission alla realtà quotidiana delle comunità locali. 

Le stime prevedono una rapida crescita globale delle CER nei prossimi anni. L’Italia, basandosi su un’analisi del Politecnico di Milano (Electricity Market Report), potrebbe arrivare a contare circa 40.000 CER entro il 2025, coinvolgendo più di 1,2 milioni di famiglie, 200.000 uffici e 10.000 piccole e medie imprese.

Cosa sono le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER)

Le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) rappresentano un’iniziativa collettiva di cittadini, imprese (la cui partecipazione alla comunità di energia rinnovabile non costituisca l’attività commerciale e/o industriale principale), associazioni ed enti che si associano per produrre, gestire e utilizzare energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili per soddisfare i loro bisogni. Si tratta di un modello di consumo energetico collaborativo, che si basa sull’energia scambiata a livello locale e sulla gestione condivisa delle risorse. L’obiettivo è diminuire la dipendenza dai fornitori di energia tradizionali.

All’interno delle CER, i membri partecipano attivamente alla produzione, consumo e scambio di energia, seguendo principi di sostenibilità, responsabilità sociale ed economica.

In pratica, una comunità energetica si configura come un gruppo formato da diversi attori sociali, inclusi enti pubblici locali, aziende e cittadini privati, che scelgono di dotarsi di infrastrutture per l’autoconsumo e la produzione di energia da fonti rinnovabili. Queste comunità mirano a ottenere vantaggi ambientali, economici e sociali, sia per i loro membri che per le comunità locali dove operano, anteponendo questi benefici ai guadagni finanziari.

Nascita delle Comunità Energetiche Rinnovabili

Da oltre un secolo, si sono sviluppati diversi progetti focalizzati sulla produzione e il consumo locale di energia. Le prime tracce delle Comunità Energetiche Rinnovabili in Europa risalgono agli anni Settanta, con la nascita di cooperative di cittadini dedicate alla promozione delle energie rinnovabili, inizialmente in Danimarca con l’installazione di impianti eolici, per poi diffondersi in Germania, Belgio e Italia. Un esempio pionieristico è rappresentato dalla Società Elettrica di Morbegno, fondata nel 1897 in Valtellina, che continua tuttora a produrre energia a 13 mila utenze principalmente da fonti idroelettriche. 

Nel corso degli anni, molte piccole comunità hanno intrapreso collaborazioni, spesso con l’obiettivo di portare l’elettricità in zone precedentemente prive di tale servizio. A partire dagli anni duemila, i modelli di comunità di energia rinnovabile hanno acquisito nuovo slancio, guidati dalla liberalizzazione del mercato energetico, dai progressi tecnologici e dalle nuove normative. Un esempio significativo si trova nel Comune di Funes, in Alto Adige, dove la Società Elettrica Santa Maddalena, fondata nel 1921, incoraggia attivamente la partecipazione dei cittadini nella cooperativa per lo sviluppo sostenibile della valle. La Società Elettrica Santa Maddalena produce energia da fonti rinnovabili, sfruttando impianti idroelettrici, fotovoltaici e a biomassa, cedendo l’energia in eccesso alla rete e reinvestendo i profitti in progetti locali. Simili iniziative hanno portato alla nascita di numerose comunità energetiche in Italia, contribuendo alla diffusione di questo modello nel corso dell’ultimo secolo.

Come funziona una CER

La formazione di una Comunità Energetica Rinnovabile (CER) può avvenire con soli due membri fondatori, senza un limite massimo per il numero di partecipanti. Questi membri si distinguono in varie categorie a seconda del loro contributo nel ciclo di produzione e consumo energetico:

  • i produttori: soggetti che generano energia, ad esempio, attraverso impianti fotovoltaici, e la condividono con gli altri membri della comunità;
  • i prosumer: utenti che non solo consumano energia ma producono anche quella in eccesso, la quale viene immessa nella rete;
  • i consumatori: attori sociali che utilizzano l’energia prodotta dagli altri membri della comunità.

I partecipanti mantengono il proprio status di consumatori finali ed hanno la libertà di recedere in qualsiasi momento dalla CER. Ogni partecipante è inoltre tenuto a installare un “energy box”, un dispositivo che consente di connettere l’impianto e l’edificio alla rete locale, facilitando la condivisione in tempo reale di dati relativi alla produzione, all’autoconsumo, alla cessione e al prelievo dell’energia. 

Entrando nei dettagli, una comunità energetica opera in modo tale che possa sfruttare sia impianti di produzione energetica condivisi, come centrali fotovoltaiche o eoliche per uso collettivo, sia impianti individuali, come l’installazione di pannelli solari su tetti di abitazioni, condomini, aziende o edifici pubblici. Nel caso dei sistemi individuali, i consumatori passivi (consumer) si trasformano in soggetti che non solo consumano energia ma la producono anche (prosumer), in quanto dotati di un proprio impianto per la generazione di energia elettrica per l’autoconsumo, cedendo la parte di energia in eccesso agli altri soggetti collegati alla smart grid

Come si crea una Comunità Energetica Rinnovabile (CER): prima parte

La creazione di una Comunità Energetica Rinnovabile (CER) segue una serie di passaggi metodici e ben definiti per assicurare la sua efficacia e sostenibilità a lungo termine.

Il primo passo per l’implementazione di una Comunità Energetica Rinnovabile prevede un’attenta valutazione delle potenziali aree geografiche per l’installazione degli impianti di generazione di energia, oltre che gli attori interessati a parteciparvi.

Segue la redazione dello Statuto della CER, documento fondamentale che stabilisce le regole di funzionamento, gestione e distribuzione dell’energia generata. La creazione di uno Statuto chiaro e condiviso è fondamentale per garantire che tutti i membri lavorino verso obiettivi comuni, condividendo responsabilità e benefici.

Come si crea una Comunità Energetica Rinnovabile (CER): seconda parte

Il percorso verso l’attuazione effettiva di una CER prosegue con l’acquisizione delle necessarie autorizzazioni e la ricerca di fondi. In questa fase, la comunità esplora diverse vie per supportare finanziariamente il progetto, spaziando da investimenti privati a sovvenzioni governative e aiuti comunitari. La capacità di navigare il panorama burocratico e finanziario è determinante per trasformare l’idea in realtà. Dopodiché, viene effettuata un’analisi dei consumi energetici e sviluppati piani economici-finanziari per l’istituzione dell’impianto.

In seguito alla formalizzazione giuridica della comunità energetica rinnovabile tramite la redazione dell’atto costitutivo e del regolamento interno, il progetto prende ufficialmente vita, definendo la struttura di governance e le modalità di gestione quotidiana in conformità alle normative vigenti.

Una volta definite le procedure in accordo con il quadro legale vigente, si procede alla realizzazione fisica degli impianti energetici. La costruzione di infrastrutture energetiche sul territorio segna il passaggio da un’idea a una realtà operativa, capace di produrre energia rinnovabile per il beneficio della comunità e dell’ambiente.

Infine, con gli impianti in funzione, la comunità energetica entra pienamente in funzione, generando e distribuendo energia sostenibile. Questa fase non è solo un traguardo, ma anche l’inizio di un percorso di gestione, manutenzione e ottimizzazione continua, dove la CER può contare su supporti ed incentivi, come quelli previsti dal PNRR, per espandersi e migliorare nel tempo.

Comunità Energetica Rinnovabile: vantaggi

Secondo l’Unione Europea, il valore della Comunità Energetica Rinnovabile (CER) non può essere ridotto a un mero profitto economico; deve rappresentare invece un beneficio sociale e un’opportunità educativa per l’individuo, la sua abitazione e la comunità locale. 

Partecipare a una CER comporta quindi vantaggi che vanno oltre l’aspetto economico, toccando dimensioni sociali, ambientali ed energetiche. 

Sistemi energetici più efficienti ed economicamente vantaggiosi

L’autoconsumo locale e la generazione distribuita di energia apportano vantaggi significativi sia al sistema energetico nazionale che alla rete di distribuzione. Questi vantaggio includono una riduzione dei costi associati al trasporto dell’energia e una diminuzione delle complicazioni tecniche legate agli sbilanciamenti della rete e all’approvvigionamento continuo. Tutto ciò si traduce in un sistema energetico più gestibile e meno dispendioso, con benefici diretti per i consumatori.

Vantaggi economici

L’adesione a una Comunità Energetica Rinnovabile (CER) consente l’accesso a diversi incentivi legislativi pensati per agevolare la transizione verso un sistema energetico più sostenibile. Tra questi, spicca la possibilità di ottenere detrazioni fiscali per l’installazione di impianti fotovoltaici. In pratica, coloro che aderiscono hanno diritto a detrazioni fiscali che possono arrivare fino al 110% grazie al Superbonus per l’installazione di sistemi fotovoltaici.

Un altro vantaggio economico della CER è rappresentato dalla sua capacità di compensare regolarmente gli utenti per la condivisione dei benefici energetici, garantendo una concreta riduzione delle spese, esente da tassazioni.

Un ulteriore vantaggio economico si verifica quando l’energia prodotta supera il consumo interno: in queste circostanze è possibile cederla alla rete e ottenere un profitto.

Vantaggi sociali

Le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), oltre a perseguire obiettivi energetici, devono anche includere nel loro Statuto finalità di carattere culturale e sociale. Questo amplia il loro ruolo, diventando esse stesse il motore di un cambiamento orientato verso una maggiore sostenibilità sociale complessiva.

Attraverso l’utilizzo di energie rinnovabili, le CER riducono le emissioni nocive, migliorando l’ambiente locale e generando un impatto positivo esteso ben oltre i confini della comunità. I vantaggi, quindi, non si limitano a chi appartiene a questo gruppo, ma si estendono a tutti coloro che si trovano nelle vicinanze della comunità.

Oltre a ciò, le CER svolgono un ruolo cruciale nel combattere la povertà energetica, condividendo risorse ed economie in modo che tutti i membri possano accedere all’energia a costi ridotti, promuovendo in tal modo la sharing economy.

Vantaggi ambientali

Le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) sono state riconosciute dall’Unione Europea come uno strumento fondamentale per promuovere l’uso delle fonti rinnovabili, non soltanto per il modello produttivo offerto, ma anche per il valore educativo e formativo sulla popolazione coinvolta. Un utilizzo più consapevole dell’energia non serve solo per massimizzare l’efficienza energetica, ma è anche cruciale nella strategia per ridurre le emissioni di gas serra. 

Gli impianti fotovoltaici, ad esempio, offrono un notevole beneficio ambientale rispetto alle tradizionali fonti di energia basate sui combustibili fossili. Si stima che ogni chilowattora (kWh) di energia prodotta da un impianto fotovoltaico possa ridurre le emissioni di CO2 di circa 0,531 kg.

Partecipare a una Comunità Energetica Rinnovabile, quindi, comporta vantaggi significativi per l’ambiente. Da un lato, la produzione di energia elettrica da impianti fotovoltaici riduce la dipendenza dalle fonti fossili per la generazione di energia. Dall’altro lato, la condivisione dell’energia contribuisce a una riduzione complessiva delle emissioni.

Gli svantaggi delle Comunità Energetiche Rinnovabili

Come ogni nuova iniziativa che mira a innovare e riformare pratiche consolidate, anche le CER incontrano delle sfide che possono rallentarne la diffusione e l’efficacia. Tuttavia, mediante una revisione normativa accurata e processi di autorizzazione accelerati, tali barriere possono essere attenuate, consentendo ai suoi svantaggi attuali di perdere progressivamente rilevanza nel tempo. Di seguito, elenchiamo i principali svantaggi.

Clima di incertezza burocratico-normativo

L’assenza di normative precise in materia CER rappresenta uno dei principali problemi per lo sviluppo di queste comunità sul territorio. Tale quadro di incertezza rischia infatti di scoraggiare gli aspiranti partecipanti e gli investitori interessati alle CER, preoccupati per i rischi posti dal mutevole quadro normativo.

Costo degli impianti

L’installazione di impianti per la produzione di energia rinnovabile è vantaggiosa a lungo termine, ma richiede un notevole investimento iniziale. Questo può rappresentare una barriera all’ingresso per alcuni potenziali membri della comunità, in particolare per famiglie e piccole imprese con capacità di investimento limitata.

Pratiche burocratiche complesse

Avviare iniziative di Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) può essere un processo lungo e complesso a causa della novità del concetto stesso di CER e della mancanza di procedure standardizzate per la loro approvazione. Tale situazione rallenta lo sviluppo delle CER e incide negativamente sul ritorno economico dell’investimento in vari modi, come la difficoltà nell’accesso agli incentivi e l’aumento dei costi di finanziamento.

Comunità Energetica Rinnovabile (CER): la normativa europea

Il panorama normativo delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) nell’Unione Europea è principalmente regolamentato da due Direttive: la Direttiva 2018/2001 UE, relativa alla promozione dell’energia da fonti rinnovabili (RED II), e la Direttiva 2019/944 sulle regole comuni per il mercato interno dell’energia elettrica (IEM).

La Direttiva Europea RED II coinvolge istituzioni regolatorie di rilievo come l’ARERA (Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente) e il MISE (Ministero delle Imprese e del Made in Italy), con l’obiettivo di favorire gli investimenti nella produzione e nell’utilizzo di energia proveniente da fonti rinnovabili. Tale direttiva stabilisce che entro il 2030 almeno il 32% dell’energia consumata nell’UE derivi da fonti rinnovabili, e che la quota di energia proveniente da fonti rinnovabili nel settore dei trasporti sia almeno pari al 14% del consumo finale in tale settore.

D’altra parte, la Direttiva IEM ha introdotto nuovi attori a livello normativo per favorire la partecipazione degli utenti finali (e non) al mercato dell’energia elettrica. Questo cambiamento permette agli utenti finali di diventare attivi nel mercato, trasformandosi in prosumer (soggetti capaci di generare e vendere energia elettrica). L’obiettivo sottostante è quello di democratizzare l’accesso al mercato dell’energia, consentendo agli utenti di sfruttare appieno le opportunità offerte dalle fonti energetiche rinnovabili.

Comunità Energetica Rinnovabile (CER): cosa prevede la normativa italiana

Il panorama normativo delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) in Italia ha subito una svolta importante con il Decreto Milleproroghe 162/2019. Attraverso l’articolo 42-bis di questo decreto, sono stati delineati i requisiti e i limiti per l’adesione a tali comunità. L’ARERA ha poi emesso, il 4 gennaio 2023, una delibera chiamata Testo Integrato per l’Autoconsumo Diffuso (Tiad), semplificando le procedure normative e confermando ai consumatori il diritto di scegliere il proprio fornitore energetico.

Un significativo passo avanti è stato compiuto con l’emanazione del Decreto CER il 24 gennaio 2024. Questo provvedimento prevede un investimento totale di 5,7 miliardi di euro, di cui 2,2 miliardi provengono dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), con l’obiettivo di incentivare ulteriormente l’autoconsumo collettivo e lo sviluppo delle Comunità Energetiche Rinnovabili. Il supporto previsto consiste in contributi a fondo perduto e tariffe agevolate.

Esempi di Comunità Energetiche Rinnovabili in Europa e in Italia

Esistono numerose esperienze di comunità energetiche a livello europeo. A titolo esemplificativo, in Australia sono attive circa 100 Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), mentre nel Regno Unito oltre 420 comunità stanno esplorando diverse fonti di energia rinnovabile. In Brasile, il Grupo Creluz gestisce 6 impianti idroelettrici, fornendo energia a oltre 20mila soci residenti nella zona. In Giappone sono diffuse le enerugīkomyuniti, che sono espressioni di comunità energetica che sfruttano soprattutto l’energia solare.

Secondo il Rapporto Comunità Rinnovabili 2022 di Legambiente, in Italia sono 100 tra Comunità Energetiche Rinnovabili e Configurazioni di Autoconsumo Collettivo. Tra queste, il progetto Energheia si distingue, con 20 esperienze di autoconsumo collettivo che coinvolgono più di 700 famiglie. Altri esempi significativi includono la Comunità Energetica Rinnovabile di San Daniele, quella di Critaro in Calabria e varie iniziative in Sicilia, come a Messina, Sortino e Blufi.

Tali esempi evidenziano come l’energia pulita, sostenibile e partecipata non sia solo un’idea utopica, ma una realtà concreta in grado di contribuire al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 e, più nello specifico, garantire benefici ambientali, sociali ed economici per l’intera collettività.

FAQ

Quali sono i soggetti sociali che possono entrare a far parte di una Comunità Energetica Rinnovabile?

I soggetti sociali che possono entrare a far parte di una Comunità Energetica Rinnovabile (CER) sono: le PMI; i cittadini; le amministrazioni locali della PA; gli enti locali; le organizzazioni religiose; gli Enti di Formazione e Ricerca e le associazioni del Terzo Settore. Questa iniziativa, tuttavia, pone un limite all’ingresso delle grandi imprese, le quali non sono ammesse direttamente nelle comunità energetiche, ma possono entrare a far parte di un gruppo di autoconsumo collettivo (AUC).

Autoconsumo collettivo (AUC) e Comunità Energetica Rinnovabile (CER): quali sono le differenze?

La distinzione tra Autoconsumo Collettivo (AUC) e Comunità Energetica Rinnovabile (CER) risiede nella modalità con cui gestiscono la produzione e la condivisione di energia proveniente da fonti rinnovabili. Entrambe le configurazioni cercano di promuovere un utilizzo sostenibile dell’energia, ma seguono approcci diversi per coinvolgere i membri e distribuire l’energia. 

Autoconsumo Collettivo (AUC): questa configurazione risulta ideale per contesti più circoscritti, come condomini o complessi residenziali, in cui diverse unità abitative o commerciali condividono lo stesso edificio. Nel contesto dell’Autoconsumo Collettivo (AUC), i residenti o le attività condividono l’energia proveniente da impianti rinnovabili situati all’interno della struttura stessa. Rispetto alle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), l’AUC è più facile da costituire. Infatti, una semplice delibera condominiale può essere sufficiente per stabilire il gruppo di autoconsumo. Questo tipo di configurazione consente una gestione diretta e centralizzata degli impianti e degli incentivi, semplificando notevolmente la burocrazia e accelerando i tempi per ottenere i benefici dell’autoconsumo.

Comunità Energetiche Rinnovabili (CER): le CER, d’altra parte, hanno un ambito di applicazione più ampio e possono includere una varietà di soggetti, come famiglie, imprese, enti locali, che collaborano per produrre e condividere energia rinnovabile tramite impianti situati in prossimità gli uni degli altri, ma non necessariamente nello stesso edificio. Questa configurazione offre una flessibilità maggiore in termini di scala e di tipologie di progetti energetici, ma richiede una maggiore coordinazione tra i partecipanti.

Quanto costa aderire a una Comunità Energetica Rinnovabile?

L’adesione a una Comunità Energetica Rinnovabile (CER) può comportare diverse spese, a seconda di chi finanzia gli impianti fotovoltaici e degli obiettivi dell’organizzazione. Alcune CER, specialmente quelle promosse da enti pubblici, che hanno come obiettivo combattere la povertà energetica, non richiedono contributi finanziari individuali. Al contrario, altre CER possono richiedere ai membri di pagare una quota associativa o di effettuare un investimento diretto per partecipare.

Quali sono i ricavi che si generano in una Comunità Energetica Rinnovabile (CER)?

Le entrate generate all’interno di una Comunità Energetica Rinnovabile (CER) derivano principalmente da due fonti: gli incentivi previsti dalla normativa e la vendita di energia in eccesso. Difatti, quando la produzione supera il consumo, l’energia in surplus viene ceduta alla rete elettrica tramite il Gestore dei Servizi Energetici (GSE), che compensa economicamente la comunità per l’energia ceduta.

In pratica, ogni membro continua a pagare regolarmente la propria bolletta energetica al proprio fornitore, ma periodicamente riceve un rimborso dalla CER, equivalente alla quota di vantaggi economici generati dalla vendita dell’energia surplus.

Che tipi di impianti vanno bene per una CER?

Le strutture idonee per essere integrate in una Comunità Energetica Rinnovabile (CER) possono essere di nuova costruzione o già esistenti e possono essere soggette a lavori di potenziamento o adeguamento per soddisfare le esigenze della comunità. Gli impianti rinnovabili realizzati prima del 15 dicembre 2021 possono essere inclusi nel portfolio energetico della comunità, a condizione che la loro potenza non superi il 30% della capacità totale della stessa, mentre gli impianti ibridi sono esclusi.

Gli ultimi aggiornamenti normativi in materia stabiliscono che per ottenere agevolazioni fiscali e aiuti economici, gli impianti devono soddisfare determinati requisiti. Tra questi, è obbligatorio che gli impianti siano di recente costruzione e che la loro potenza massima non superi 1 MW.

Qual è il ruolo delle tecnologie digitali nelle Comunità Energetiche Rinnovabili?

Le tecnologie digitali svolgono un ruolo fondamentale nel funzionamento delle CER: permettono di ottimizzare la produzione, il consumo e lo scambio energetico. Tra queste tecnologie troviamo sensori per il monitoraggio dei consumi; piattaforme cloud, che favoriscono gli scambi energetici tra le comunità, e sistemi basati sulla tecnologia blockchain del web 3.0 per garantire trasparenza, sicurezza e affidabilità nelle transazioni energetiche.

Che cosa si intende con prosumer?

Probabilmente la vera rivoluzione è la comparsa di un nuovo attore sociale: il prosumer. Secondo le previsioni della guida ENEA, entro il 2050, circa 264 milioni di cittadini dell’Unione Europea diventeranno prosumer, generando fino al 45% dell’elettricità rinnovabile complessiva. Il prosumer è il consumatore che diventa anche produttore, promuovendo una cultura basata sulla condivisione e la responsabilità. In pratica, i consumatori passivi (consumer) si trasformano in consumatori attivi e produttori (prosumer), capaci di produrre energia elettrica per il proprio uso e di condividere l’eccesso con la comunità, tramite la rete. Questa transizione segna un passo avanti verso l’autosufficienza energetica e la responsabilità collettiva.

Chi può aderire a una Comunità Energetica Rinnovabile?

I soggetti sociali ammessi a partecipare in una Comunità Energetica Rinnovabile includono piccole e medie imprese (PMI); singoli cittadini; amministrazioni locali della PA; enti locali; organizzazioni religiose; enti di formazione e ricerca ed associazioni del Terzo Settore.

Quali sono i ricavi che si generano in una Comunità Energetica Rinnovabile (CER)?

Una Comunità Energetica Rinnovabile (CER) ricava benefici economici che derivano principalmente da due fonti: gli incentivi legislativi per le comunità energetiche rinnovabili e la vendita di energia in surplus. Quest’ultima opzione consente ai membri della CER di ottenere un compenso per l’energia in eccesso, richiedendo al Gestore dei Servizi Energetici (GSE) il dovuto compenso per il surplus energetico immesso nella rete.

Che tipi di impianti vanno bene per le comunità energetiche?

Gli impianti possono essere nuovi o già esistenti, potenziati o adeguati, di proprietà di uno o più membri della comunità energetica o di enti terzi. Possono essere inclusi gli impianti costituiti prima del 15 dicembre 2021, in misura non superiore al 30% della potenza complessiva della comunità energetica. Secondo gli ultimi aggiornamenti normativi, l’impianto oggetto delle agevolazioni deve essere di nuova costruzione e la sua potenza complessiva non deve superare 1 MW, un aumento rispetto al precedente limite di 200 kW.

Cambiamento energetico: il ruolo chiave delle tecnologie digitali nelle CER

Le tecnologie digitali giocano un ruolo fondamentale nel funzionamento delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER): ottimizzano la produzione, il consumo e lo scambio di energia. Sensori per il monitoraggio dei consumi, piattaforme cloud e sistemi basati su blockchain solo alcuni dei principali strumenti che stanno contribuendo a ridefinire il panorama energetico attuale.

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